Avere trovato http://tolweb.org/tree/phylogeny.html mi riporta una sensazione ben nota.
Non ce la farò mai!
A fare cosa? A possedere anche una minima parte di tutto quello che stimo degno di essere visto, sperimentato, conosciuto.
Non è affatto dolce, per me, naufragare in questo mare sterminato di sapere.
È una forma di avarizia, continuamente fare il conto della propria conoscenza per accertarsi di averne abbastanza; una forma di idolatria, trovare compiacimento nell’abbondanza di rimandi e significati che un rimando e un significato precedente possono richiamare.
Ma è anche stimolo a non credere di aver capito tutto, tutto saputo.
Una buona ragione per voler essere qui anche domani ma anche per desiderare di essere in un altrove in cui tutto sia, per l’eternità, in corso di spiegazione.
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Meta
Le lacrime e i sospiri degli amanti,
l’inutil tempo che si perde a giuoco,
e l’ozio lungo d’uomini ignoranti,
vani disegni che non han mai loco,
i vani desidèri sono tanti,
che la più parte ingombran di quel loco:
ciò che in somma qua giù perdesti mai,
là su salendo ritrovar potrai.
*Ludovico Ariosto dovrebbe esserne l’autore
io ne sono solo il modesto divulgatore
Avevo il sospetto di non essere stato il primo a provare questa speranza. Ne ho già scritto in http://rikky1.interfree.it/testi/tumbolan.html
Non c’è un premio al primo commentatore di questo blog. Se ci fosse, l’avresti vinto.
non me la sento di dire che l’onore per essere una tuntum il I° è tutto mio, ma come disse anche w. shaekspeare riguardo alla questione danese, mi permetto di aggiungere in stile roquefort o meglio con l’italiano gorgonzola che l’odore è tutto mio e ti ringrazio per il pensiero che basta a se stesso