Quando ogni cosa sarà connessa, diventerà difficile distinguere fra questo e quello. Le persone si estenderanno ben al di là dei confini corporali, i loro sensi saranno surrogati piuttosto che integrati da strumenti percettivi, alcuni troppo diversi per suggerire un parallelo coi vecchi.
Anche la personalità sarà integrata e diffusa attraverso dispositivi, a loro volta condivisi, con risultati imprevedibili: già ora non ci è chiaro quale componente determina un comportamento, ma quando i pensieri saranno stati devoluti a banche dati e sistemi condivisi di elaborazione, si potrà forse ancora riconoscere come proprio un comportamento, un sentire, che provengono da parti di un cervello collettivo?
Ecco che l’espansione quantitativa risulta avere un costo in termini qualitativi. A fronte di una maggiore disponibilità di informazioni ed esperienze, ci sarà una diminuzione dell’identità: chi sta ricevendo quelle informazioni e chi sta facendo quelle esperienze, venendone modificato? Forse l’eccesso di dati giustificherà che la mole sia distribuita per non disperderne la portata.
Sembra ovvio che si assista così all’avvento di almeno una mente interpersonale i cui tratti ancora non so immaginare.
Dal punto di vista personale, ci saranno conseguenze sulla rilevanza dell’esperienza stessa. Perché un fatto sia significativo bisogna poterlo isolare, renderlo almeno in parte diverso da ogni altro. In caso contrario farà parte del rumore di fondo e perderà di significato; questo dovrà essere ricostruito con nuovi aggregati fattuali i cui dettagli non esistono ancora.
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Anch’io credo nell’anima, però questo non mi impedisce di credere anche in altre cose, la transustanziazione, per esempio. E non pensi che aumentare la conoscenza possa, con l’aiuto dello Spirito Santo, concedere una migliore visione di ciò in cui crediamo? Perché non a tutto è concessa l’illuminazione dei mistici, ma a moltissimi è concesso l’intelletto e un motivo ci sarà.
Io non credo che i tuoi pensieri abbiano poco valore e sicuramente non lo crede il tuo Creatore. Non vergognartene perché una coscienza retta li sostiene.
Caro Ribaldi, quando leggo un tuo scritto mi sento sempre più piccola di quella che sono, ma……i miei pensieri non li devolvo a nessuna banca dati per due motivi: perchè sicuramente non valgono un granchè ma soprattutto perchè sono miei, fanno parte del mio io e questo non me lo può rubare nessuno. e poi questa visione fantascientifica che forse non è neanche troppo lontana non tiene conto di un fatto: che io credo nell’anima! ciao