Persona

Supponendo che qualcosa esista oltre il corpo fisico… potremmo chiamarlo Anima, e allora non c’è motivo di escludere che nell’Aldilà ritroveremo i nostri Animali domestici… con grossi problemi di gelosia fra di loro, posso immaginare!… o Spirito, qualunque cosa sia, dato che fa riferimento alla respirazione e quindi, in qualche modo, ricomprenderebbe anche le piante… ma io propongo il termine Persona, non per escludere piante e animali dal Paradiso ma per ricordare che secondo le Scritture saremmo fatti a “immagine e somiglianza” del Creatore e che la teologia cristiana ha adottato il termine Persona per rendere conto di una caratteristica della divinità, un termine che identificava anche le impersonificazioni del teatro e che perciò ha giustificato teorie varie su quello che doveva significare.
Ma cosa fa questa Persona, non più attaccata a un corpo?
Durante il sonno, non può essere che il corpo, con i suoi cambiamenti, renda più debole il legame della Persona con sé e che ciò giustifichi il vagare, di solito insensato, dei pensieri? Che al momento in cui scrivo sperimento sempre “nel corpo” e che le ricerche sembrano localizzare comunque nel cervello, certamente; ma troppe volte mi capita che un ragionamento, una presunta esperienza fatta nel sonno risulti insostenibile, e perfino impossibile a spiegarsi, se mi sveglio e cerco di descriverla a me o altra persona vegliante.
Allora c’è questo problema: sembra che, senza le briglie dell’esperienza fisica, la Persona vaghi in ragionamenti insensati. E quante volte poi mi è capitato di incagliarmi in ripetizioni ossessive, finanche nel dormiveglia conseguente: stanotte continuavo a fare una pagina per un sito web, attività che ben si riferiva alla sera prima, ma con particolari assurdi e una ripetitività che vorrei estranea ai miei giorni, se non altro per sapermi non paranoico.
Durante la veglia sembra che il corpo, per sé stesso o attraverso la percezione dei dati esterni, aiuti a mantenere la Persona “coi piedi per terra”, benché la testa continui a frullare idee e rumori, ma almeno ho il continuo richiamo a quel che ho davanti e anzi ritengo che concentrarsi, in modo preferenziale ma non esclusivo, sul “qui e ora”, sia un pregio caratteriale.
Ma viene il momento in cui il Grande Sonno spezza definitivamente il legame con il corpo, da lunga tradizione considerato una prigione ma almeno una prigione coerente… ma di questo potremmo discutere.
Così ci sono delle possibilità. Una di queste è un’immagine che ha dato un colore sinistro a certe mie inquiete veglie: una Persona cieca, sorda e muta non solo per carenza di sensi ma anche per assenza di referenti; imprigionata nei suoi deliri non più trattenuti, per l’eternità o quanto le resta da esistere.
Possiamo allora ben capire perché certi monaci buddisti passino la vita a esercitare il proprio pensiero, onde non cadere nei tranelli del “bardo”, cioè il periodo successivo alla morte e prima dell’eventuale rinascita, qualora le illusioni di cui si cade vittima diventassero tanto convincenti da impedirci la liberazione.
Anche senza reincarnazione, però, sarebbe ragionevole voler evitare di precipitare nel delirio.

Questo se c’è un aldilà. E in caso contrario?
Ebbene, non è che controllare la mente sia poi sbagliato. Non come in certi disturbi mentali si fa del corpo, costringendolo e impedendogli di muoversi, ma perché la coerenza interna faccia ragionevolmente ritenere di essere “il capitano della propria anima”. Sentire di essere infine padronei di sé è ciò che mi fa considerare un vantaggio l’arrivo all’età adulta, un traguardo utile a sé e a chi si ha intorno. Sempre da perfezionare, sicuramente; ma avere imboccato la strada è già una conquista.

Informazioni su ribaldi

Uno che evidentemente ha ancora tempo libero...
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