Stamattina, come mi succede spesso, ho avuto nella testa la musica di uno dei miei tanti dischi. “Da quanto tempo non l’ascolto?” mi sono chiesto, e ho provato nostalgia per quelle note che mi si sono infilate fra le fibre del corpo e fanno parte di me come reazioni istintive.
Arrivato a casa, metto il disco. Intendo: ho avviato i file sul mio pc, perché ora è tutto digitalizzato. Niente copertina da tenere fra le mani fino a conoscere quasi a memoria le note di copertina o, in loro mancanza, luoghi e date delle registrazioni, nomi del produttore e del tecnico del suono, grafico delle immagini.
No, ho continuato a smanettare pigramente fra altre attività piuttosto irrilevanti, ho anche giocherellato col cubo di Rubik, che recentemente sta godendo un ritorno di interesse.
Il disco (uso ancora questo termine, ma ci capiamo) è terminato in fretta senza che si ripresentasse alcuno dei sussulti che poco prima mi avevano sorpreso nel ricordare, con gratificante precisione, alcuni passaggi. Troppo distratto.
Sono ricco, e certe volte non è un bene.
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Diciamo che ho così tanti beni da non usarne colla stessa intensità che se ciascuno fosse unico. Quanto alla consapevolezza, ringrazio per la fiducia, ma mi manca. Buon martedì 🙂
Non so cosa tu intenda per “ricco “, ma per quel poco che conosco potrei abbozzare che sei ricco in umanità e questo fa si che le emozioni che può dare una musica non abbiano più la stessa valenza e pregnanza : sono emozioni, sensazioni. Penso che ora sei al livello della consapevolezza…. Bah forse è una riflessione balorda. Ciao buona domenica