Il coronavirus par favorire anche lo sterminio delle parole: in tutta Italia non si trova più una “tendenza” o un “andamento”, mentre il loro posto se lo prende il “trend”. Come quando una pianta esotica è importata e sconvolge l’equilibrio precedente, gli squilibrati portatori insani stanno mettendo a rischio molti altri elementi autoctoni.
I cambiamenti climatici indurranno i coltivatori a produrre banane, datteri e ananas; arancia e vite emigreranno a nord. Con cause persino più remote, i riferimenti da cui traggono vita le parole sono cambiati: non è l’esperienza diretta delle persone ma quella indotta da una indotta comunicazione martellante, a formare una lingua spuria, capace di perdersi senza nulla acquistare, almeno per ora.
Sarà meno grave di un’invasione di Goti o Longobardi, sicuramente. Ne uscirà una lingua nuova, quando tornerà sulle bocche della gente.
Hihi!