In americano il titolo del film è “What happened to Monday?”, tuttora indigesto a un popolo che non sa andare oltre i trend, le news… quindi bisognava dargli un titolo adatto.
Sette sorelle che si fingono una, in una (brutta) società del futuro.
“Sette sorelle”; sì, questo lo possono capire, e poi è anche molto pertinente; non tradisce la trama; non svela finali.
Ma non sarà meglio insistere coll’americano? L’italiano è ridotto a linguaggio della prossimità, della parlata corrente, del pettegolezzo. In bocc’agl’italian’odierni, suona sciatto com’è il loro parlar consueto, senz’altr’invenzione che la pur divertente abbondanza d’invettive. Lingua adatta a chiedere il sale, litigare, contrattare per un carico di fave.
È loro estraneo altro uso, dico a questej parlanti. Giusto la stringatezza d’un titolo sul giornale, giammai la possibilità d’una poesia, quelle cose che annoiavano alla poca scuola fatta e mai si ritennero interessanti. All’opposto, va bene per le enciclopediche esternazioni emozionali, ripetitive nella forma e nella sostanza, di cui riempire dibattiti di varia meschinità.
Manca la fulminante precisione, come si poteva gustare nel Latino, manca l’appeal, il mainstream, il feeling, magari anche il petting.
Massì, quattro parole mmerigane vanno benissimo; chiamiamolo Seven Sisters. Alla portata di everybody.