Stavolta elucubro nientemeno che sulla Bibbia! Mi si scuserà se per questi miei ragionamenti mi baso su una traduzione, con tutte le possibili imprecisioni, ma le espressioni ricalcano gli usi del parlato; quindi, siccome non sto facendo sottili analisi scritturali, può andar bene così.
Se si mangia a sazietà, non se ne desidera oltre. Si è soddisfatto il bisogno, ma anche si è gradito il cibo. Leggiamo una formula standard per dire di chi è giunto a una bella età in una vita soddisfacente: morì sazio di giorni. È detto di Abramo, Davide, Salomone, Ioiadà e Giobbe.
Quest’ultimo, però, proclamava anche un altro tipo di sazietà. Si definisce “sazio d’ignominia”, “sazio d’inquietudine” e certo questa sazietà non implica soddisfazione, ma non poterne sopportare oltre. Per sazietà si intende che la misura è colma.
Trovo che Isaia usa “sono sazio degli olocausti” intendendone il fastidio, benché si possa immaginare che non sia cessato il desiderio di olocausti che non infastidiscano. Come chi, avendo fame, si vedesse offrire cibi tanto scadenti da non poterli gradire.
Quando leggo che Nèftali è “sazio di favori”, capisco che ne ha tanti da esserne soddisfatto, ma certamente non passa il desiderio.
Abbiamo dunque il desiderio e il piacere. Ed ecco che il ragioniere in me, aiutato dalla numerazione binaria, ha fatto un bello schemino.
soddisfazione | desiderio | ||
Giobbe | no | no | 0 |
Isaia olocausti | no | sì | 1 |
Abramo e altri | sì | no | 2 |
Neftali | sì | sì | 3 |
Ora, per allargare il discorso, citerò Hemingway, che avrebbe detto “Non si dovrebbe mai desiderare troppo, perché si rischia sempre di ottenere quel che si desidera.” Pessimismo ai massimi gradi, credere che non vada bene NEMMENO quello che si desidera. Se l’avesse detto un qualche maestro zen, ci potremmo ricamare su parecchio, ma rischio di scrivere perle adatte a Facebook e me ne astengo. In questo caso, dobbiamo fare diverse valutazioni, a seconda che il desiderio sia ottenuto o meno, ma anche se si desideri o no. Mi pare che un po’ di desiderio sia considerato tutt’altro che negativamente e perciò ho immaginato che un punteggio positivo si possa, in qualche modo, ottenere. Dato il tono tutto sommato pessimista, penso meriti una classifica a parte.
soddisfazione | desiderio | ||
Hemingway | sì | sì | -2 |
Hemingway | no | sì | -1 |
Hemingway | no | no | 0 |
Hemingway | no | NI | 0,5 |
Anche Buddha insegna che il desiderio è fonte di sofferenza, addirittura non importa neppure se venga soddisfatto, ma in questo caso sarebbe perfino peggio. Niente di buono, secondo lui, in questo mondo, quindi non può esserci sazietà.
Tornando alla Bibbia, frugando trovo anche Proverbi 27,7: “gola sazia disprezza il miele”.
Nella Liturgia delle Ore, troviamo: ” A quanti cercano la verità, concedi la gioia di trovarla e il desiderio di cercarla ancora, dopo averla trovata.” il che somiglia alla soddisfazione di Neftali, a cui infine aggiungo: “La sapienza è veramente un ideale a cui si tende senza sperare di raggiungerlo” (Pierre Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, anche altri passi)
Aggiungo le ultime parti alla tabella (i numeri in fondo sono ormai solo indicativi).
soddisfazione | desiderio | ||
Buddha | x | sì | -1 |
Giobbe | no | no | 0 |
Isaia olocausti | no | sì | 1 |
Abramo e altri | sì | no | 2 |
Proverbi 27,7 | sì | no | 2 |
Neftali | sì | sì | 3 |
Liturgia | sì | sì | 3 |
Hadot | x | sì | 3 |
Si noterà che l’irrilevanza del raggiungimento, nei filosofi descritti da Hadot, è ben diversa da quella di Buddha. È anche decisamente opposta la valutazione del desiderio: quest’ultimo è posto in senso completamente diverso dagli altri, causa di dolore anziché opportunità di miglioramento. Molto ci sarebbe da dire su questo: se, per esempio, anelare alla verità sia conforme a desideri mondani o compatibile con l’Illuminazione; in questo caso si potrebbe prendere la tabella, arrotolarla in modo che la riga inferiore vada sopra alla riga superiore, mandare a rotoli i punteggi e forse, in un improvviso giubilo, capire qualcosa.