C’è gente che paga per farsi massaggiare con oli profumati da due belle signore. Io ho pagato con un’ulcera e le tasse al Servizio Sanitario Nazionale.
Fin qui le scemenze. Quando parlo di tasse, non intendo le mie ma le tue, perché se anche avessi lavorato il doppio dei quarantatré anni effettivi non avrei mai potuto pagarmi tutte le cure a cui sono stato sottoposto negli anni.
Partiamo dall’ulcera. Dopo il ricovero mi hanno fatto una gastroscopia e esami del sangue, poi giù con le flebo, due alla volta: tre sacche di sangue, quattro flaconi di ferro e altrettanti di vitamine, gastroprotettore, sali, glucosio e non so che altro, questo per sei giorni. Altri esami del sangue e infine dimissioni.
Nel frattempo diverse persone si sono avvicendate per l’assistenza, l’igiene, anche per radermi.
Acquisire i vari prodotti è una questione commerciale, ma almeno per il sangue possiamo pensare anche ai donatori e agli altri volontari, come AVIS.
Insomma, un’enorme macchina sociale, oltreché commerciale e industriale. Pare che negli Stati Uniti avrei dovuto pagare tutto.
E sarà la giornata uggiosa, non quella metereologica ma quella interna, e sommo tutto ciò a una smisurata quantità di beni e risorse e sforzi che tante persone, molte delle quali non mi hanno mai conosciuto, hanno devoluto per il sottoscritto e molti altri. Penso allo sguardo che anch’io rivolgo ai bambini, come probabilmente ne furono rivolti a me in ospedali e istituti, nella speranza di darmi un futuro migliore.
E io sento il peso di tutte quelle cure, di tutte le fatiche, delle speranze non so se esplicite o generiche: cosa mai avranno sperato per me, tutti coloro che per me si alzavano la mattina? A partire dai miei genitori.
Si fanno spesso bilanci e scopro il mio, ancora una volta, deficitario. Dovrei come minimo salvare alcune vite. Ma pensarci ora serve a poco, avrei potuto forse rimediare se in tutto quel ricevere avessi avuto in mente di rendermi utile in qualche modo e forse, chissà, studiando più volentieri e interessandomi al prossimo, diventare parte attiva del meraviglioso ingranaggio della solidarietà umana.
mai fare bilanci, bastaun nulla per sparigliare la partita.
bella la domanda se chi ti è stato vicino ha sperato in te e per te. neanche per i tuoi genitori è scontata la risposta…io penso che se qualcuno non avesse avuto speranza in te te ne saresti accorto. non so cosafai tu inquesto frangente, ma io sparisco. le parole non servono. ed è vero che ci risorse la dove non crediamo che ce ne possano essere. perciò è ovvio che hanno avuto, hanno speranza inte. ciao