Oggi il Presidente della Repubblica, commemorando la strage di Piazza Fontana, ha detto fra l’altro “La prova a cui l’Italia venne sottoposta fu drammatica. Ma vinse la democrazia, e con essa prevalsero i valori di cui la Costituzione è espressione” (qui un articolo)
Non vinse la democrazia (del tutto) e non perse il terrorismo (del tutto).
Il terrorismo fu uno degli strumenti utilizzati, a quell’epoca ma anche in seguito, per schiacciare i movimenti che cercavano di realizzare compiutamente la democrazia. A fronte di cittadini che ponevano domande, facevano richieste, proponevano scelte, si levò un gran polverone di agitazioni, manifestazioni, contestazioni, attentati. Successe negli anni ‘960, negli anni ‘970, ma se è per questo capitò negli anni 2000, con il G8 di Genova, l’11 settembre e la propaganda del “non avete scelta” perché dall’altra parte ci sarebbero stati solo i terroristi cattivi. Il tutto con il concorso, oltre ai delinquenti, di persone che credevano davvero di star combattendo il potere.
Ogni volta che i popoli si guardano intorno e si organizzano, guarda caso scoppia una rivoluzione, un terrorismo, una “emergenza” che richiede qualche stretta, qualche compattamento intorno al potere.
Ma ormai è una strategia quasi superata, molti popoli ridotti a consumatori beoti e altri sottoposti a massacro.
La democrazia, in Italia, è affidata a mani incompetenti, a occhi puntati su share e sondaggi. La democrazia, o quel che ne è concesso, durerà fino a quando, là dove si può, non si riterrà opportuno precipitare anche noi, come altri Paesi, in qualche disastro utile a ristrutturare i movimenti finanziari che guidano le vicende mondiali.